mercoledì 9 marzo 2011

Presentazione del Museo

Il Museo dei Cicli Geologici, nato da un progetto del Comune di Allerona in collaborazione con il CAMS (Centro Ateneo per Musei Scientifici) dell’Università di Perugia e con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, è stato istituito nel 2003.Il museo è oggi ospitato in un elegante edificio nel cuore del centro storico di Allerona. Costruito nel 1926, come luogo di dopo- lavoro, nonché di teatro, lo stabile è poi stato riutilizzato nel corso del XX secolo come sede della scuola elementare, di ufficio informazioni, di ufficio forestale, per riunioni e convegni ed ultimamente come sede espositiva delle balene fossili di Allerona, attrazione principale del Museo dei Cicli Geologici.

Il museo nasce con l’obiettivo di sviluppare e implementare tanto la ricerca sui reperti fossili quanto la divulgazione scientifica, la didattica, l’educazione ambientale rivolgendosi a tutta la comunità locale, regionale e non, infine, contribuire a potenziare una nuova forma di ecoturismo già avviatosi nell’area. E’ Centro di Documentazione del territorio in cui i visitatori possono trovare informazioni, ampliare le proprie conoscenze ed apprezzare la storia di questi luoghi e toccare i “documenti naturali”: i fossili di molluschi, ricci, coralli, pesci, plancton ed altro che sono le tracce dell’antico mare pliocenico.Nel territorio comunale di Allerona sono stati rinvenuti due scheletri di cetacei.

Lo scheletro del primo balenide, scoperto nel settembre del 2003 in un’area denominata “Monte Moro”, in prossimità del fosso Rivalcale, presenta un cranio intatto e ottimamente conservato, costole di circa 2 metri, falangi ed altro in posizione anatomica. Si tratta di un esemplare adulto, di grandi dimensioni (circa 14 metri), vissuto in Umbria tra i 5 e 2 milioni di anni fa.
 
Il secondo balenide è stato scoperto nel maggio del 2007, esattamente nello stesso sito del primo, ad un dislivello di circa due metri e ad una distanza di circa quattro. Questo scheletro presenta il cranio in posizione ventrale, costole e vertebre trapezoidali; appartiene ad un giovane cetaceo (non un “neonato” ma un “cucciolo”) con ossa cartilaginee tenere, trovate in posizione disordinata.

I reperti recuperati, sono oggetto interessante per la comunità scientifica mondiale. La ricerca è aperta: gli studiosi debbono determinare le loro specie ed i rispettivi paleoambienti. Seminari e convegni ci permetteranno di diffondere le nuove conoscenze. I calanchi delle nostre colline sono custodi gelosi della storia geologica locale. Sono luoghi incolti e selvaggi ma sono ambienti particolari considerati come “ emergenze paesaggistiche “ e quindi anche queste aree sono da studiare, valorizzare e tutelare.